Donne e eroi

Quando scoppia una guerra non esistono vincitori nè vinti. Esistono però gli eroi.
E oggi in Ucraina esistono donne degne di questa denominazione.

Quando scoppia una guerra, si sa, non esistono vincitori né vinti.
Quando scoppia una guerra si perde e basta. Tutti quanti.
Compresi noi. Il popoletto italiano, un pó snob, un pó pop, abituato a spettegolare sul grande fratello, con un occhio strizzato sull’ultimo libro di Bruno Vespa. Un modo sempliciotto per sentirsi impegnati ma non troppo. Per essere sul pezzo ma con una ventata di leggerezza, che non sia mai possa essere scambiata per troppa serietà.
Quando scoppia una guerra non esistono vincitori nè vinti. Esistono però gli eroi.
E oggi in Ucraina esistono donne degne di questa denominazione.
 
Oggi, in Ucraina, le donne sono luce coraggiosa e nobile orgoglio di città straziate dalle bombe e da un futuro marchiato sui libri di storia.
Oggi, in Ucraina, le donne sono la vera resistenza. 
36 mila donne, per l’esattezza, cifra più, cifra meno. 
Donne comuni che affiancano donne già arruolate nell’esercito, senza distinzione di sorta, ma con il comune obiettivo di difendere la loro patria. Terra dei loro figli, dei loro ricordi, delle loro più spensierate primavere.
“La differenza con gli uomini? Abbiamo una mira migliore” ha dichiarato una combattente, tra l’ironico e l’incosciente.
Perchè queste donne con il fucile in mano sparano vere lezioni di vita.
Lo hanno dimostrato con il gesto più eroicamente materno che possa esistere in questo mondo.
Un gruppo di queste donne, pochi giorni fa, ha accolto nel proprio rifugio un giovane soldato russo, salvandolo da quella veste di nemico che spaventava anche lui.
Lo hanno sfamato, cullato da quel tempo sospeso di rumore e morte, e infine offerto un cellulare.
Un cellulare, simbolo di relazioni interconnesse e distanti, fornitogli per chiamare la madre lontana, vittima come lui di un sistema contorto e letale.
Non solo. Davanti all’emozione del giovane ragazzo, una di loro ha preso la parola, rassicurando la donna russa dall’altra parte della cornetta: “non preoccuparti, tuo figlio è vivo e vegeto. Ti chiamerà più tardi”. 
Un gesto che diventa salvezza e redenzione. Perdono e voglia di futuro. Che non è razionalmente spiegabile, ma solo umanamente eroico, appunto.
Che fa ridere e tremare di emozione. 
 
Le donne ucraine come materna resistenza. Come moderne Madonne che accolgono figli illegittimi, perdonando i loro peccati. 
Le donne ucraine. Madri e mogli. Unite nello stesso dolore e nella stessa voglia di resilienza. 
Che salvano i loro figli. I loro ricordi. Le loro spensierate primavere, perché quelle sì che erano stagioni di fiori.
Di mimose rigogliose e profumate, volte a celebrare con la loro bellezza la festa di ogni donna in questo mondo. 
 
Le donne ucraine che combattono, resistono, e che, in mezzo alle bombe danno alla luce i figli di questo tempo. 
Un tempo, per fortuna, ancora affamato di luce, di speranza e di nuovi e sconfinati orizzonti. 
Perché, come cantava Lucio Dalla “se è una femmina si chiamerà Futura. 
Il suo nome detto questa notte mette già paura. 
Sarà diversa, sarà bella come una stella”. 

Ciao a tutte, sono Chiara Elci, giornalista e scrittrice. Ma divido tra programmi in TV e il mio computer, dove sviscero i miei pensieri, sulla società e sul quotidiano.
Ho pubblicato il mio primo libro nel 2015: Il Papavero e la neve.