Omofobia
ancora oggi ci sono troppo pregiudizi
ancora oggi ci sono troppo pregiudizi
Con il termine “omofobia” ci si riferisce ai pregiudizi e alle discriminazioni con cui una persona gay o lesbica si trova ogni giorno a dover fare i conti, sia all’interno della propria famiglia d’origine, sia nell’ambiente lavorativo, sia nella vita sociale.
Negli ultimi 30 anni, il movimento per i diritti degli omosessuali ha attirato a più riprese l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica sulla presenza di una forte intolleranza nei confronti degli omosessuali e sulle dure pressioni di una cultura etero sessista.
Anche nella letteratura scientifica si conoscono numerosi studi che sottolineano l’elevato grado di oppressione e ostilità a cui sono esposte quotidianamente le persone omosessuali, percepite come “pericolose” per la società “normale”. Più in generale, questo processo di colpevolizzazione ha riguardato nel corso della storia dell’umanità tutte le minoranze, in quanto portatrici di valori alternativi, diversi, e per questo destabilizzanti rispetto alle convenzioni accettate.
Non si è omosessuali perché figli di omosessuali o per visibile appartenenza a un gruppo etnico, come nel caso delle persone di origine africana, degli zingari o ebrei. Lo si è indipendentemente dalla propria visibilità e dalla propria appartenenza a una comunità.
I sentimenti omofobici vengono rafforzati, quindi, dall’impossibilità di poter conoscere a priori l’identità sessuale delle persone, a meno che non siano esse stesse a dichiararla. Purtroppo, ancora oggi, le persone omosessuali vengono discriminati come malati, perversi, sbagliati, criminali, pericolosi e psicologicamente disturbati senza poter ottenere il conforto dei soggetti affettivamente più vicini.
L’omofobia è l’espressione più visibile del pregiudizio rivolto contro le persone omosessuali e si manifesta attraverso il pregiudizio individuale, la discriminazione istituzionalizzata e l’omofobia interiorizzata.
All’interno della società, questo atteggiamento oppressivo si manifesta attraverso un meccanismo di difesa, utilizzato da una maggioranza omologata nei confronti della diversità, ritenuta pericolosa e, in quanto poco conosciuta, ritenuta ingestibile. L’intolleranza è radicata in un sistema di valori che giustificano la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.
La definizione di omofobia che oggi utilizziamo è stata ampliata da Hudson e Ricketts (1980), che hanno incluso nel termine anche quei sentimenti d’ansia, disgusto, avversione , rabbia paura e disagio che alcuni eterosessuali provano spesso, sia consciamente sia inconsciamente, nei confronti di gay e lesbiche.
Alcuni studiosi suddividono la manifestazione di questa dinamica discriminatoria in tre stadi progressivi, ciascuno dei quali più oppressivo del precedente: l’utilizzo di un linguaggio offensivo, la discriminazione vera e propria, la violenza (fisica e/o psicologica). Sono eventi che ogni giorno riempiono le cronache dei giornali e che accomunano le esperienze di vita che i pazienti omosessuali portano in terapia.
Ma perché esiste l’omofobia? Una delle ragioni principali, è la natura destabilizzante dell’omosessualità maschile, all’interno di una società basata sui valori della “famiglia tradizionale”, della forza e della predominanza dell’uomo, eredità di una forma arcaica di patriarcato che traeva la propria giustificazione dalla necessità della conservazione della specie. Herek (1991) ha individuato alcune cause di natura prettamente psicologica di tale pregiudizio. Una delle più comuni è la necessità insita in ogni società di aumentare la propria autostima e il proprio senso di appartenenza attraverso il biasimo per chi è diverso, la sua esclusione , il suo relegamento in posizioni marginali. Un’altra ragione altrettanto significativa è attribuibile alla complessità del mondo odierno, che tende a regolamentarsi e ad auto conservarsi categorizzando tutto ciò che esiste e attribuendo ai diversi gruppi che lo popolano , giudizi di valore in grado di mantenere l’ordine e gerarchie basate su dinamiche di potere, anche attraverso gli stereotipi.
La ragione che sottende a questo stato di cose non è, nella maggior parte dei casi, una dichiarata volontà discriminatoria, ma la convinzione diffusa che tutti gli individui siano eterosessuali e che non si possa prescindere da tale assunto.
Anche noi psicoterapeuti, spesso quando ci rivolgiamo a i nostri pazienti, diamo per scontata la loro eterosessualità, a meno che loro stessi non ci dicano esplicitamente di essere omosessuali.
Spesso infatti, si domanda loro come va il rapporto con la fidanzata, nel caso di un uomo, o con il fidanzato, nel caso di una ragazza.
Senza mai prendere in considerazione fin da subito una possibilità alternativa. Purtroppo , quando i pregiudizi, oltre ad essere condivisi, vengono supportati dalle maggiori istituzioni sociali, essi diventano la norma anche per quegli aspetti della vita individuale che appartengono alla quotidianità.
L’insulto, la violenza psicologica e la discriminazione vengono in questo modo tacitamente approvati e ritenuti “normali”.
La presunzione che l’eterosessualità sia l’unico stato individuale opportuno e desiderabile, e la discriminazione che deriva dall’istituzionalizzazione dell’omofobia possono essere fonte di forme di oppressione in molti campi sociali. Ogni persona omosessuale, nel corso della propria vita, ha subito in prima persona situazioni come quelle descritte sopra, pagandone le conseguenze sia in termini emotivi che di opportunità perse, spesso interiorizzando e giustificando quegli stessi pregiudizi all’origine della sua discriminazione. Si definisce “omofobia interiorizzata” l’accettazione passiva di tali atteggiamenti negativi e pregiudizi. È l’omofobia che convince molti omosessuali a non rivelarsi ai propri cari, a vivere una vita parallela caratterizzata da un altissimo tasso di conflitto interiore. È l’omofobia che fa credere loro che l’omosessualità sia sbagliata, da negare, da nascondere, da vivere come qualcosa che fa di loro esseri umani di serie B, che fa scendere il loro livello di autostima, fa aumentare la loro auto esclusione sociale, la depressione, l’ansia, a volte l’abuso di sostanze stupefacenti. Nonostante alcuni dichiarino di essere felici nella propria condizione di omosessuali, spesso questi individui subiscono inconsciamente il condizionamento negativo derivante dalla propria sessualità. L’omofobia interiorizzata si può manifestare in vari modi visibili e immediati (“IO NON SONO DEGNA DELL’AMORE DELLA MIA FAMIGLIA”) , altre forme più subdole e insidiose, sono più pericolose per l’equilibrio individuale perché sono meno facili da identificare, spesso espressione di una forma inconscia di omofobia e che rappresentano meccanismi di difesa dei quali l’individuo si arma per affrontare la propria situazione. Per gli omosessuali dunque, l’omofobia interiorizzata si compone principalmente di due forze distinte che agiscono sulla personalità dell’individuo: l’erotofobia (cioè la paura di confrontarsi con la propria sessualità) e la xenofobia (cioè la paura della propria diversità). Vivere pienamente come gay o lesbica non è un compito facile se non si accettano e metabolizzano questi aspetti. Accettare se stessi come diversi (ma non per questo sbagliati) e confrontarsi con la propria sessualità sono elementi centrali sui quali ogni individuo dovrebbe basare la costruzione della propria vita e sui quali noi terapeuti dobbiamo lavorare a fondo, affinché tale obiettivo possa venir raggiunto dai nostri pazienti.
Quando si parla di omofobia, è doveroso parlare del DDL ZAN.
Cosa prevede? Si tratta di un disegno di legge che andrebbe a modificare alcuni articoli del codice penale e un decreto già esistente (legge Mancino) aggiungendo le discriminazioni e le violenze per l’orientamento sessuale, il genere, l’identità di genere e la disabilità.
Il DDL è tornato al centro del dibattito nelle ultime settimane, dopo che numerosi personaggi dello spettacolo e influencer (anche la nostra direttrice commerciale ha aderito a questa attività, scopri il post sulla nostra pagina instagram), hanno espresso la loro opinione favorevole, puntando il dito verso quei partiti che hanno più volte ostacolato la sua approvazione. Il disegno di legge infatti, non è stato ancora approvato in Aula.
Ma vediamo da vicino, cosa prevede il DDL ZAN: indica una serie di “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’identità di genere e sulla disabilità”. In particolare si interviene su due articoli del codice penale (il 604- bis e il 604-ter) sui reati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. In pratica si aggiungono le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e alla disabilità.
Riferimenti bibliografici:
“Psicoterapia con clienti omosessuali” A. Montano, Psicologia McGraw-Hill
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Ciao a tutte, sono Valentina Menotti, psicologa clinica, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Toscana (n.7480), ho frequentato la scuola di specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale presso il C.S.A.P.R di Prato. Attualmente svolgo l’attività di libera professionista presso gli Studi Psychè , in via Fabbroni 11, a Prato.
Mi occupo di interventi individuali, di coppia, familiari, dello sport e mental training.
Nel 2017 ho coordinato i progetti” Sostegno alla famiglia” e “ Gioco d’azzardo patologico”, presso il Cento Giovani del comune di Montemurlo. Oltre alla libera professione, dal 2010, lavoro per la Cooperativa sociale Fuorischema, al fianco dei bambini e dei ragazzi con disabilità cognitiva, nei vari istituti scolastici. Spero di esservi utile nel chiarire i vostri dubbi riguardo la sessualità e la psicologia.
Per ulteriori informazioni, potete dare un’occhiata al sito www.valentinamenotti.it.