Da un lato ci sono quelli cresciuti negli anni ‘70 con la musica dei Rolling Stones e di Janis Joplin, i pantaloni a zampa e la corona di fiori in mezzo ai capelli. Dall’altro, la cosiddetta generazione “Z”, quella dei nati alle porte del nuovo millennio, cresciuti a pane e Pokémon con il rap di Fedez nelle cuffie. In mezzo a loro un abisso, scuro e profondissimo, ma vicinissimo a nuove realtà. 

Tuttavia, con una semplice domanda è possibile fotografare uno spaccato di questa società – la più diversa, la più frammentata – che eppure, su certi temi, si muove quasi sulla stessa lunghezza d’onda.

Sapete cosa significa GENDER FLUID?

Domande aperte a 2 generazioni a confronto

Questo l’interrogativo che ho posto a bruciapelo alle due generazioni.

Stiamo parlando di un tema nuovo, ma più che mai attuale, forse sconosciuto ai più, che spesso viene guardato con scetticismo e con una maliziosa curiosità.

È il tema dell’identità non binaria. Che fluttua, appunto. Che non ha etichette di genere ma che si riconosce in entrambe. Uomo-donna, esattamente allo stesso modo.

“Non conoscevo bene la parola, ma il significato si, oggi è più che mai diffuso” mi rispondono le generazioni più anziane. “Se per loro va bene così, anche a noi sta bene”.

Se suo figlio le dicesse che è gender fluid come reagirebbe? – Chiedo. “Lo accetterei semplicemente per quello che è, o meglio, per quello che si sente di essere. Non lo troverei sbagliato, ma soltanto umano”.

Un motto che sta più sul vivi e lascia vivere che per una volta, a gran sorpresa, sorpassa le più antiche concezioni della vita, ripescando le fondamenta di quella contro cultura hippy che alla fine qualcosa di buono sembra averlo lasciato davvero.

Certo, c’è poi chi mi risponde “Questi giovani sono solo confusi! Come si fa a non capire se si è uomo o donna?! Questo è esibizionismo e ricerca di attenzioni!”

E ancora: “Se avessi un figlio gender fluid? Ne rimarrei spiazzato. Forse mi darei la colpa per non aver adempiuto fino in fondo il mio ruolo di genitore. O forse darei la colpa a questa società malata e scompaginata”.

La cosa certa è che un po’ di confusione regna anche tra loro, tra chi un’identità ce l’ha – e anche troppo definita! –  ma che non riesce a guardare oltre il recinto del proprio giardino. Come se il mondo – bianco o nero – finisse lì. In una bolla tristemente monocolore.

Tra i più giovani il mood è più o meno lo stesso. Tra qualche risatina e sguardi divertiti la risposta “Se si sentono così, a me non crea problemi..chi siamo noi per giudicare?” si è rivelata – per fortuna – quella predominante.

“No, non ho amici gender fluid, ma anche se fosse li accetterei e basta. I problemi oggi sono altri. Siamo appena usciti da un lockdown lungo quasi due anni e l’orientamento sessuale di una persona non sarà certo un problema insormontabile!”.

E allora, in un periodo come questo, fatto di privazioni e ripartenze, il mondo sembra finalmente aprirsi a nuove possibilità, chiudendo la porta in faccia a vecchi pregiudizi.

Possibilità di essere quello che vogliamo. Di “fluttuare”, appunto, in diversi mondi. Di scegliere. Ma anche di non scegliere.

Perché in fondo ha ragione Giulia – 17 anni – “In un mondo così complicato, cosa c’è di più bello di essere liberi?”

Ciao a tutte, sono Chiara Elci, giornalista e scrittrice. Ma divido tra programmi in TV e il mio computer, dove sviscero i miei pensieri, sulla società e sul quotidiano.
Ho pubblicato il mio primo libro nel 2015: Il Papavero e la neve.