Vulva & Vagina

Senza accorgercene ma sbagliamo impropriamente a definirle

La maggior parte di noi è cresciut@ con grossi tabù legati alla sessualità e su questo ha grosse responsabilità l’educazione sessuale ed affettiva che abbiamo ricevuto.

Un’educazione sessuale che, ancora oggi, spesso prende i corpi e li consegna mancanti: e così, la zona genitale viene quasi cancellata. E quel “là sotto” viene caricato di nomi e nomignoli, spesso improbabili, che vanno a nascondere quelli reali. Ebbene sì, patatina-conchiglietta-fiorellino-ciccetta e così via, prendono il posto degli organi genitali femminili e questa narrazione ci perseguit@ negli anni costringendoci in qualche modo a rimanere fedeli a quella denominazione.

Ma perché mai gli organi genitali (e badate bene, così vale anche per quelli maschili) assumono sembianze di ortaggi invece di essere semplicemente parti del corpo con un proprio nome scientifico?

Perché le parole corrette vengono a tal punto storpiate da non avere più un reale collegamento?

Credo per paura. Paura di dare un nome a qualcosa che noi adult@ sessualizziamo. Zone che da adult@ sono erotiche, eccitanti, piacevoli… ma che per un@ bambin@ sono invece semplicemente elementi corporei esattamente come le braccia, gli occhi, i capelli.

E così, se da bambin@ l’utilizzo di ortaggi e animali passa come ovvio, da persone adulte trasciniamo questo fardello nell’intimità con l’altra persona, nelle chiacchiere con il cerchio amicale, nelle visite mediche.

Il piu generico “là sotto” va per la maggiore, seguito da “patata” (o almeno così ho avuto modo di constatare negli anni).

Ma poi, se proprio vogliamo (diciamola tutta, siamo costrett@) nominare quell’organo genitale tanto imbarazzante, come la chiamiamo? Brav@, vagina!

E qui vi volevo: perchè no, non è proprio esatto!

Spaventat@ come siamo infatti, impariamo che il nome per identificare il nostro organo genitale sia quello.

Ma in realtà i nomi corretti sono due: vulva e vagina. Vulva è la parte esterna, cioè quello che vediamo e che, ahimè, raramente guardiamo davvero.

La vulva è costituita da tante componenti e se noi chiamiamo tutto vagina, ci perdiamo moltissimi dettagli! La parte esterna infatti è caratterizzata da Monte di Venere, clitoride, labbra interne ed esterne, meato uretrale, orifizio vaginale. La vagina è solo (sì, solo!) il canale che mette in comunicazione la vulva con l’utero.

Quante cose quindi ci perdiamo a nominare solo la vagina?

Vi siete mai chiest@ cos’avranno mai di brutto e innominabile questi due termini? E poi, chi ha stabilito che abbiano un suono spiacevole?

La realtà è che sono semplicemente termini scientifici, non hanno nulla di cattivo, di sconveniente, di minaccioso.

Certo, vagina in latino significa “fodero della spada”, diciamocelo, un po’ infelice. Avrebbero potuto fare una scelta migliore, non devo dirvelo io, ma non è l’unico strano: palcenta ad esempio viene dal latino “focaccia” mentre muscolo significa “topolino”.

Stabilito perciò che i nomi siano quelli, prima impariamo a fare pace con loro, e con i nostri genitali, prima sarà più facile e meno imbarazzante parlare di sessualità e viverla.

Provate a pensarci, senza andare troppo lontano: quanto, non avere confidenza con i propri genitali, mette in difficoltà in una cosa semplice come le mestruazioni? Facciamo fatica ad usare i termini vulva e vagina, figuriamoci a usare il termine mestruazione per parlare di sangue che esce dal nostro corpo.

Anche in questo caso, infatti, usiamo mille modi diversi per identificarle: dal più comune “le mie cose” ai più bizzarri “il marchese, il barone rosso, i giorni rossi”.

Perchè non nominarle, perchè nasconderle, perchè doverci vergognare di qualcosa che riguarda il nostro corpo e la nostra crescita?

Viene da sè che se già sul nostro corpo siamo in difficoltà, dover parlare poi di intimità con l’altra persona diventa una

montagna altissima da scalare.